“Conoscere i luoghi, per capire le persone e le loro storie… conoscere le persone e le loro storie, per capire i luoghi”.
mercoledì 19 agosto 2009
Ferragosto, in un posto ...
domenica 16 agosto 2009
Vacanze d'alta quota #2
Strada. Dopo Passo Fedaia sotto la Marmolada, si scende verso Canazei. C'è ancora neve e ghiacciaio, lassù. Si arriva ad Alba, e si prende la funivia per il Ciampac. Il tempo promette pioggia, e le nuvole gravitano sopra di noi. Speriamo almeno non si abbassino.
Si inizia a camminare sopra questi prati enormi in alta quota, e abbastanza presto si arriva sul crinale. La temperatura aiuta, è quasi freddo. Sulla cresta tira vento, e dopo un po' di cammino incontriamo un piccolo branco di cavalli al pascolo brado. Si avvicinano curiosi, e vengono quasi a chiedere qualcosa da mangiare. Si continua fino alla cima più alta del Son l'Aut, a circa 2500 metri. Si scherza, lassù, mimando improbabili voli. Ma la mente vorrebbe.
Poi si scende, veloci, fino alla baita di Tony Valeruz, dove approfittiamo della pioggia che arriva per entrare, e gustarci un'ottima polenta con gulasch. Un cibo non propriamente estivo!! Appena spiove esco fuori a catturare il verde umido dei prati.
Poi si scende, veloci, fino alla baita di Tony Valeruz, dove approfittiamo della pioggia che arriva per entrare, e gustarci un'ottima polenta con gulasch. Un cibo non propriamente estivo!! Appena spiove esco fuori a catturare il verde umido dei prati.
Tornando in albergo una piccola sosta nel borgo ladino di Penia, un giro a piedi nei dintorni, dove a piccoli gruppi di case viene dato l'onore di un nome. Lorenz e Vera. Tutt'attorno campi e campi di foraggio, con le donne che ancora tagliano a falce.
1. La cresta della Crepa Neigra al Ciampac
2. Il Borgo di Vera a Penia
Dolomiti Ladine - Canazei
Acquerello e matita su Moleskine Folio A4
Luglio 2009
Argomenti :
Acquerello,
Appunti di Viaggio,
Dolomiti,
Moleskine
domenica 9 agosto 2009
Vacanze d'alta quota #1
Quest'anno, dopo un secolo, siamo tornati in montagna. Quella vera. Una settimana sulle Dolomiti, fra Civetta, Cortina e Canazei. Decine e decine di chilometri. Zaino in spalla, poco cibo, acque e salite, discese, rifugi, bacche, sudore, torrenti, laghi alpini, cime, paesaggi mozzafiato. La fatica che pensi di non riuscire più a fare, e che invece scopri possibile. La gioia di arrivare dove volevi. Parlar poco e saper condividere, cibo pensieri e fatica. Sentirsi in sintonia, con se stessi e gli altri. Esser felici, magari solo per un attimo.
Si parte dalla strada che collega Pocol e Passo Giau. Inizia nei boschi su di una stradina, poi diventa più ripida in sentiero e si passa fra abeti e massi in mezzo a una fioritura di rododendri mai vista. Dicono che sia per via dell'inverno generoso di neve (in alcuni punti ne ha fatta fino a nove metri). Dopo una bella camminata si arriva al Rifugio Palmieri, sotto il gruppo della Croda da lago, e sulla riva del lago omonimo. Un posto bellissimo ed un acqua trasparente. Ci fermiamo al rifugio per uno spuntino, mentre io mi seggo e disegno quel che vedete. Il rifugio è pieno, più che di camminatori, di attempate "babbione" romane arrivate fin qui con i fuoristrada (scopriamo esserci una strada che dopo un lungo giro da Cortina porta fin qui). Beh, ci tocca sorbirci le solite chiacchiere vuote e vacanziere di chi non sa come riempire le proprie giornate. Dopo uno strudel decidiamo di staccare, s'è fatta ora di riprendere a camminare. Facciam su lo zaino e decidiamo la strada. Invece di ritornare per dove siam venuti, gireremo attorno al gruppo della Croda. Dalla carta si capisce che avremo quasi il doppio di cammino rispetto alla prima parte e la guida descrive la Val Formin come bella, ma bisognosa di costante e ferma attenzione. Prendiamo allora il sentiero che dopo un'ora di dolce ascesa ci porta alla forcella Ambrizzola. Di lì svoltiamo a destra e siamo dentro a delle praterie d'alta quota che conducono, dopo un duro strappo in pietraia, fino al col Formin, punto più alto della giornata a circa 2500 metri. Breve sosta per un sorso d'acqua ed inizia la discesa, che si rivela ben presto quasi un incubo. Niente di difficile, ma almeno 5 chilometri in mezzo ad un labirinto di massi e ghiaioni, con continui salti che mettono a dura prova le ginocchia già stanche. Finalmente spiana e si arriva di nuovo al bosco. Qualche chilometro ancora ed eccoci di nuovo alla partenza. L'albergo diventa un luogo desiderato. A letto presto. Sonno senza sogni.
I monti attorno la Croda da Lago
Dolomiti Bellunesi
Acquerello e matita.
Luglio 2009
Argomenti :
Acquerello,
Appunti di Viaggio,
Dolomiti,
Moleskine
Iscriviti a:
Post (Atom)