Quest'anno vengo in Calabria, ad Isola Capo Rizzuto, dopo una breve tappa in Puglia. La SS 106 è la solita sequenza di paesini estranianti. Caos e persone in ogni dove, ma sopratutto sui bordi della strada. E quindi si smadonna oltre ogni dire, con la voglia di arrivare che monta e gli ostacoli che crescono man mano che la giornata va avanti.
C'è però qualche piccolo luogo che sembra una terra a parte. Delle immagini di assoluta pace, con la ferrovia che corre tra la statale ed il mare. Una striscia azzurra laggiù, che chiude ovunque lo sguardo. E dona comunque un senso di bellezza. Ogni tanto una casa od un casello ti ricorda dove sei.
Ed ecco poi finalmente l'arrivo. Ed è allora che all'improvviso, usciti dal paese di Isola, subito prima della amata striscia della collina dei pini, ecco il pugno negli occhi e nel cuore. Decine e decine di altissime pale eoliche. Come alberi meccanici, girano incessantemente spinte dal vento che qui è sempre presente. Ed ovunque tu sia, le vedi sempre, giorno e notte, quando le loro centinaia di luci rosse ti guardano da lontano come fossero occhi di alieni.
E' il paesaggio che muta, per causa dell'uomo. Magari come è sempre stato nei secoli precedenti. Certo l'impatto visivo, oggi è decisamente devastante, e speriamo sia meglio quello ecologico. Intanto da discussioni raccolte dagli abitanti, si capisce che comunque chi ha proposto l'insediamento ha giocato con clausole contrattuali di cui ora i contadini sono pentiti. Ed è partita una causa collettiva legata alle distanze di rispetto dagli impianti e altri cavilli simili.
A questo punto però, credo ci sia ben poco da fare. Questi strani alberi fanno ormai parte del paesaggio. E chissà se mai l'occhio ed il cuore si abitueranno.
Acquerello e Matita su Moleskine Folio
Agosto 2010